Fino ai 10 anni, a volte fino ai 12, tutti sono degli ottimi disegnatori. In modo spontaneo, inventivo e
imprevedibile i bambini, maschi e femmine, disegnano magnificamente. Spesso nelle
case dei genitori si vedono appesi i disegni dei figli piccoli.
Ma dove finiscono poi quei leggiadri e disinvolti disegnatori?
Superata la pubertà tutti, o quasi, smettono di disegnare. Nessuno pensa più di saperlo fare; è come se la magia fosse svanita: puff e non c’è più.
Perché? Una risposta certa non c’è.
Adesso però sembra esserci un rimedio contro questa perdita del talento infantile. È un libro, si chiama
La via del disegno brutto e lo ha scritto il visual designer e illustratore Alessandro Bonaccorsi. Partito dall’idea che tutti scrivono, cantano ballano, cucinano, ma non disegnano più, si è armato di pazienza e ha confezionato un metodo per ricominciare a
disegnare. Ne è nato un progetto che, nato a marzo 2017, si è diffuso in tutta Italia attraverso una serie di laboratori, con 70 corsi, più di mille partecipanti e oltre 35mila fogli A4 disegnati. Il suo libro, edito da Terre di Mezzo, deriva da questa esperienza.
Bonaccorsi non pretende di far ritornare gli adulti allo stadio del disegno immediato e creativo. La sua pretesa, e non è poco, è cancellare l’imbarazzo di disegnare, che si trasforma in una sorta di autocensura. Il volume è un album da disegno su cui lavorare: un percorso adatto a tutti, per non farsi più inibire dalla mancanza di bravura. Ci sono una serie di consigli pratici: un esempio per tutti, la playlist con la musica
(strumentale) adatta agli aspiranti brutti disegnatori, in cui troviamo Max Richter, Ludovico Einaudi o Akira Kosemura.
Quanto alla filosofia di fondo, è improntata a una frase semplice ed efficace: «La felicità è a portata a matita!».
Perché tutti abbiamo cominciato a fare quello che non sapevamo fare: nessuno ci ha insegnato a cucinare, cucire, fare la maglia. E allora è giusto che ci sia anche il disegno in questa ascesa verso il paradiso del Fare, in cui Bonaccorsi ci porta per mano. Il suo decalogo comincia così: «Come viene,viene». E prosegue: «Agisci prima di pensare». Si bada non al risultato, bensì al processo.
Articolo di Marco Belpoliti apparso su Repubblica, 21 febbraio 2019