Il Disegno Brutto per Doppiozero
Tutta la materia visibile e invisibile, tutto il pensiero conoscibile e inconoscibile, tutta l’energia luminosa e oscura si condensano sulla millimetrica punta di una penna e prendono vita nel sangue nero brillante di una goccia di inchiostro.
Quando disegniamo – anche senza senso, anche senza costrutto, facendo solo per fare, anche se non rappresentiamo, anche se nessuno valuterà la nostra opera, né la metterà in cornice, anche se non siamo artisti – contraddiciamo, ogni volta, la regola che dal “Nulla nasce Nulla”.
Articoli
Un articolo che cerca di spiegare il perché si disegna.
A cosa serve disegnare?
A niente, rispondono in tanti, è un’attività esclusiva, artistica, ci vuole talento per praticarla, e tanto tempo per padroneggiarla. Non sembra servire al nostro vivere quotidiano. Va bene per i bambini, è un divertimento, un gioco in cui ci si sporca le dita.
È facile disegnare un volto con poche linee. Prima si realizza un ovale, poi si aggiungono due linee ad arco per le sopracciglia, due punti per gli occhi e, in mezzo a questi, una linea angolare per il naso, poi, più in basso, una linea orizzontale basterà per tracciare una bocca.
Il volto appare.
Ci sono giorni in cui mi sembra che i disegni piovano giù sui fogli.Da dove arrivano questi disegni, mi chiedo?Piovono dall’alto, il che significa che mentre si disegna, a testa china e collo spezzato, bisogna saper tenere anche gli occhi in alto. L’esercizio è improbo.[…]
Un mattino come un altro è piovuta qui, sul mio tavolo, la meravigliosa parola greca Ipostàsi, anzi hypostasi (ὑπόστασις) con una suadenza mistica ed esotica. E mi ha suggerito di mettermi a disegnare.
Mi sono messo a disegnare, pensando a Cy Twombly. Voglio provare a capire come facesse a realizzare le sue opere; ne cerco, non dico la formula, ma almeno una sorta di schema, un’intenzione che si ripete, il barlume di un metodo, qualcosa così.
Provo ad agire come so, anzi come non so.
“Del disegno conta solo il processo.
Disegni di fine anno.
Il sole sta per chiudere la sua eclittica, l’anno volge al termine.
Secondo gli antichi popoli italici questo periodo rappresentava una soglia da attraversare verso l’inizio di un nuovo
ciclo di stagioni, simboleggiata dal dio Giano, che emerge dal flusso incessante del tempo
e ne è custode, vegliando con sguardo pluridirezionale.
Si disegna sul foglio come gli alberi spogli tracciano il cielo lanoso di alcune mattine d’inverno. Ogni volta che dalla finestra osservo le linee dei rami, quelle linee si fanno memoria. Ogni volta che lascio la penna nera scorrere sul foglio, scarabocchiando senza senso, non mi accorgo di ripetere le linee dei rami guardati da molte finestre durante la mia vita.
Cosa si disegna quando si disegna?
Me lo chiedo da sempre.
È difficile credere che si disegni soltanto ciò che si vede, cedendo all’idea di un dominio della vista, dato che è difficile stabilire cosa è che effettivamente ed esattamente vediamo.
E tantomeno affermare che il disegno sia uno strumento adatto per rappresentare della realtà, dato che, nella pratica, potrebbe esserlo con impresa sovrumana, soltanto tracciando un oceano di linee e punti…
A cosa serve disegnare?
A niente, rispondono in tanti, è un’attività esclusiva, artistica, ci vuole talento per praticarla, e tanto tempo per padroneggiarla. Non sembra servire al nostro vivere quotidiano. Va bene per i bambini, è un divertimento, un gioco in cui ci si sporca le dita.
Tutto nasce da un punto.
L’universo stesso in cui siamo immersi e di cui siamo parte attiva e vivente, nasce dall’espansione ininterrotta di un punto astronomico, fatto di energia compressa e di materia condensata. Lì stava il Tutto quando era conoscibile con un solo sguardo. Bastava un battito di ciglia per vedere ogni cosa, ma le ciglia non esistevano ancora.