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I remotati dello smartworking

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Nell’ultimo anno tanti lavoratori sono stati improvvisamente dislocati dal loro luogo di lavoro.

Preparando il libro “15 idee di Disegno Brutto per uno smartworking efficace e stimolante” ho cercato un termine che potesse dare l’idea di come queste persone si sentano degli “sfollati”.
“Sfollato” è un termine che si usa per definire una persona che è stata costretta a lasciare temporaneamente la propria casa per cause belliche o per catastrofi naturali. Non si sa se la casa resisterà agli eventi, quindi la persona vive uno stato d’ansia ampliato. Con le dovute proporzioni, proviamo ad applicare questa metafora alle persone che sono state costrette a lasciare temporaneamente i propri uffici senza sapere se potranno mai tornarci.

In caso di terremoto, si usa il termine “terremotato” per indicare quelle persone che sono costrette per causa di forza maggiore a lasciare le loro case. Il terribile cataclisma che colpì Messina e Reggio Calabria nel 1908, ha costretto molte persone, tra i sopravvissuti, a lasciare per sempre i loro quartieri e andare a vivere in periferie temporanee che, ormai, sono usate da 100 anni. Dopo il terremoto de L’Aquila si sta vivendo una situazione similare, con il centro storico ancora interdetto alla vita da oltre 10 anni.
Seguendo questo ragionamento, ho coniato la definizione di “remotati”, per indicare questi lavoratori privati del proprio posto di lavoro, perché l’assonanza con il termine “terremotati” mi sembrava rendesse bene l’idea di precarietà, incertezza ed emergenza che sentono.,

La condizione di remotato è straniante, perché priva l’individuo del contesto in cui aveva costruito la propria personalità professionale. Alcuni non riescono più a interpretare il ruolo che avevano lavorando da casa, senza quei simboli di cui avevano bisogno per affermarsi e si stanno forzatamente adattando.
Il luogo di lavoro, il workspace, è diventato il computer, lo spazio di manovra si è ridotto.
Chiusi in questa nuova cella monacale iperconnessa e interiore non ci rendiamo conto quanto la mancanza di uno spazio fisico e organizzato per il lavoro influisca sulla nostra mente e sui processi che dobbiamo affrontare quotidianamente.
Si è creato un nuovo spazio mentale che ha bisogno di essere esplorato e di essere utilizzato nel modo corretto..
E credo che il disegno possa aiutarci a ricreare un nuovo spazio di possibilità.


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